La coltivazione della fragola in Italia ha un’estensione di circa 4.100 ettari in pieno campo e 3.200 ettari in serra. Negli ultimi anni la coltivazione della fragola è diventata sempre più intensiva, con una riduzione delle superfici ed un aumento delle rese unitarie. La coltivazione continua ad espandersi sempre più al Sud, ed aumenta la percentuale di coltivazione in serra.
Generalità
La fragola è una coltura abbastanza esigente, ma gli eccessi di concimazione possono far aumentare la salinità del terreno, in particolare per le colture in serra. La fragola ha un apparato radicale superficiale che si espande su un limitato volume di terreno: il 90% delle radici sono situate nei primi 15 cm di terreno.
Il numero dei bouquet fiorali, il numero dei fiori per bouquet, e la pezzatura dei frutti dipende in gran parte dalle condizioni generali di nutrizione durante l’estate e l’autunno dell’anno precedente (ricchezza in elementi nutritivi, acqua, soleggiamento) e sono, salvo eccezioni, indipendenti dalle condizioni del terreno in primavera.
Si considera che le condizioni colturali come la struttura del terreno, la data di trapianto, la scelta delle piantine, il piano d’irrigazione e la nutrizione abbiano un grande ruolo per il successo della coltura.
La coltivazione è lunga ( circa 9-10 mesi) con un’interruzione dell’assorbimento degli elementi nutritivi durante l’inverno.
La fragola preferisce terreni di medio impasto o sciolti, fertili, a pH 5,6-6,6. La presenza del calcare attivo può provocare clorosi ferrica. Il calcare non deve superare il 4-5 %.
La fragola è molto sensibile alla salinità. Ci sono rischi gia a partire da valori di EC di 1,2 mS/cm.
Asporti e fabbisogno di nutrienti
Le tecniche di coltivazione sono varie, per cui bisogna tenerne conto nella scelta della concimazione.
Le colture sono normalmente condotte con un telo per pacciamatura in plastica nera, tecnica che modifica la temperatura e l’umidità del terreno, modificando notevolmente l’evoluzione del ciclo dell’azoto.
Tra le innovazioni, negli ultimi anni, c’è un certo interesse e sviluppo della coltivazione in fuori suolo. Queste innovazioni hanno portato ad una revisione delle pratiche colturali, compresa la concimazione.
Ruolo e apporto dei nutrienti
Azoto
A causa della sua azione importante per lo sviluppo dell’apparato fogliare, l’azoto ha un ruolo indiretto sulla trasmigrazione delle sostanze di riserva e la formazione dei frutti.
Una carenza in azoto porta ad un fogliame ridotto e giallastro, nei casi più gravi, le foglie possono diventare rossastre a cominciare dalle estremità. La produzione di stoloni si riduce notevolmente.
Al contrario, un eccesso di azoto provoca un fogliame abbondante di colore verde scuro, un allungamento dei piccioli, in tal misura che i fiori ed i frutti restano dentro il fogliame. Inoltre c’è maggiore sensibilità alla Botrytis. Il tenore in potassio e zucchero nei frutti diminuiscono.
L’eccesso di azoto è un fattore di cattiva qualità e fermezza dei frutti.
Il consumo di azoto si colloca essenzialmente in tre periodi:
all’impianto, durante il corso dell’estate, la nutrizione azotata è essenziale per la crescita della pianta, in modo di formare un buon complesso vegetativo prima del sopraggiungere dei freddi invernali.
in autunno, per la costituzione delle riserve sottoforma di amido nel rizoma e nelle radici, quando la temperatura nel terreno si abbassa da 17 a 10 gradi centigradi.
in primavera, dalla ripresa vegetativa fino all’inizio della fioritura, l’azoto necessario allo sviluppo della pianta proviene dalle riserve accumulate nelle radici l’anno precedente. In seguito il fabbisogno in azoto viene fornito dal terreno e dalle concimazioni.
L’azoto è assorbito soprattutto in forma nitrica. La presenza della forma ammoniacale può essere più o meno favorevole a secondo alcune condizioni: il pH, se è molto acido, conviene effettuare una nutrizione essenzialmente nitrica; la temperatura radicale, più essa è elevata, più la forma ammoniacale è tossica, in particolare con temperature superiori a 30 gradi, dove una nutrizione esclusivamente ammoniacale può portare la pianta alla morte. Al contrario, con temperature basse, la presenza simultanea delle forme ammoniacali e nitriche è auspicabile.
Fosforo
Esso agisce sullo sviluppo delle foglie e sulla maturazione dei frutti, ma non sul gusto.
Alla presenza di carenze, le foglie vecchie sono verde scuro, e diventano di color bronzato.
Il consumo di fosforo si ha durante lo sviluppo della pianta in estate dopo il trapianto, ed alla ripresa vegetativa dopo l’inverno.
L’assorbimento è ridotto in terreni calcarei perché il fosforo viene insolubilizzato sottoforma di fosfato tricalcico.
Potassio
Il potassio permette la sintesi degli zuccheri, ed è dimostrato che un apporto crescente di potassio migliora il tasso in zucchero e l’acidità dei frutti. Questi sono i principali fattori di qualità delle fragole (sapore) ma non ha effetto sulla conservazione dei frutti.
In caso di carenze, la dimensione delle foglie è ridotta, gli stoloni sono deboli, i frutti poco saporiti e di colore pallido. Durante la fioritura possono apparire dei sintomi più marcati come un imbrunimento diffuso dei dentini fogliari e tra le nervature.
Un eccesso può bloccare l’assorbimento del magnesio.
Il potassio viene assorbito in contemporanea con l’azoto, nella stessa epoca, e la forma migliore è quella legata con l’azoto stesso come per il nitrato di potassio. L’assorbimento è favorito dall’elevazione delle temperature.
In un terreno normale gli apporti totali si aggirano attorno 200-300 unita/ha di K2O, che si possono frazionare, in fertirrigazione come per l’azoto sottoforma di nitrato di potassio. La fragola è sensibile al cloro, bisogna escludere il cloruro di potassio.
Magnesio
Come per tutte le piante, il magnesio è essenziale nella sintesi della clorofilla ma non influisce sul sapore dei frutti. Tolti i casi di carenze conclamate, il magnesio non influisce sul tasso di sostanza secca, sull’acidità e sul tasso di zucchero nei frutti. Al contrario esso migliora la colorazione rossa.
Le carenze si manifestano con un arrossamento/imbrunimento tra le nervature delle foglie vecchie. In seguito le foglie si accartocciano. Nei casi più gravi, la colorazione rossa dei frutti può essere fortemente rallentata.
Il magnesio viene assorbito durante tutto il periodo di vegetazione attiva del fragoleto ed in particolare durante la fruttificazioni. L’assorbimento è frenato sia da un elevato tasso di potassio sia da un pH elevato.
Apporti di 30-50 unità/ha di MgO sono gia sufficienti in un terreno normalmente dotato. Può essere distribuito all’impianto, o successivamente in fertirrigazione con fertilizzanti NPK contenenti magnesio e/o con solfato o nitrato di magnesio.
Calcio
Il suo ruolo è necessario a certi processi fisiologici complessi. E’ un importante elemento per lo sviluppo delle radici ed è un costituente essenziale delle membrane cellulari. Il calcio attiva molti sistemi enzimatici e neutralizza gli acidi organici nelle piante. Regola l’assorbimento dei nutrienti attraverso la membrana cellulare.
Il calcio viene asportato dalla coltura in ragione di 40-60 kg/ha di CaO. Se necessario può essere distribuito in fertirrigazione come nitrato di calcio.
Manganese
Le carenze si manifestano con una clorosi internervale. Spesso dopo una calcitazione eccessiva del terreno si possono manifestare delle carenze.
Boro
La carenza di boro disturba l’azione dei regolatori di crescita, in tale misura che le giovani foglie sono deformate. La produzione di polline è scarsa ed i frutti sono piccoli e deformi.
Ferro
Le carenze si possono manifestare in terreni calcarei, con differente sensibilità al calcare attivo secondo la varietà. Il calcare blocca l’assorbimento del ferro contenuto nel terreno. Le foglie più giovani presentano un ingiallimento tra le nervature.
L’apporto di ferro al terreno può essere realizzato con vari fertilizzanti contenenti ferro chelato EDDHA o altri chelanti simili.
Zinco
Le carenze si manifestano con foglie di colore verde chiaro, le dentellature restano verdi, con i lembi stretti e concavi. Il suo assorbimento può essere ridotto a causa di eccessi di altri elementi come il fosforo, il calcio ed il rame.
Rame
Le carenze sono molto rare.
Al contrario, gli eccessi possono avere delle conseguenze gravi. Si possono avere forti riduzioni della crescita e possibile morte. Gli eccessi si riscontrano spesso in terreni acidi, in precedenza coltivati a vigneto, dove il rame proviene dai trattamenti con solfato di rame.
Tecnica di coltivazione
In questa sede affrontiamo soltanto alcuni elementi della tecnica legati in particolare alla nutrizione ed all’irrigazione. Lasciamo tutti gli altri aspetti della coltivazione ad altre sedi.
La coltura della fragola si avvantaggia di concimazioni elevate, in particolare per la produzione in serra. Risulta essere molto esigente in azoto e potassio.
Quando è ancora possibile, una concimazione di fondo con un buon stallatico è una buona regola, ma sembra essere una pratica più utile per mantenere una buona struttura del terreno che per gli apporti nutritivi. La concimazione organica deve essere integrata dalla concimazione minerale in particolare con la fertirrigazione durante la coltivazione.
Il periodo di coltivazione e quindi di concimazione varia a secondo delle varietà, e in funzione della lunghezza del giorno.
Le varietà rifiorenti (precoci a giorno lungo) si trapiantano a luglio-agosto, e si fa una prima raccolta a fine estate, poi dopo il riposo invernale e la ripresa in fine inverno-primavera, inizia la produzione più importante da aprile a settembre.
Le non rifiorenti (molto precoci a giorno corto) si trapiantano da luglio a settembre e la raccolta è primaverile.
E’ buona norma somministrare i fertilizzanti con la fertirrigazione, con turni settimanali più o meno stretti, utilizzando una concentrazione della soluzione nutritiva pari a 1,5-2 per mille.
La coltivazione fuori suolo prevede la distribuzione dell’acqua e del fertilizzante più volte al giorno. I fertilizzanti sono sciolti nell’acqua e la loro concentrazione viene valutata misurando la Conducibilità Elettrica (EC) che varia in funzione diretta della concentrazione di elementi nutritivi sciolti nell’acqua.
In una coltura fuori suolo l’impianto di distribuzione della soluzione nutritiva rappresenta il nucleo centrale del sistema, infatti, esso assicura la soluzione e la distribuzione dell’esatta quantità di fertilizzante nell’acqua d’irrigazione. Estrema importanza riveste il sistema di filtraggio poiché piccole impurità possono ostruire l’impianto a goccia, con conseguenze irreversibili sulle piante.
Il successo di una coltivazione in fuori suolo, (in particolare per la coltivazione della fragola), é strettamente collegata alla qualità analitica dell’acqua. Essa deve avere un’EC non superiora a 900 uS/cm a 25 °C. La fragola é particolarmente sensibile alla salinità, reagisce, infatti, rapidamente alle differenti condizioni di nutrizione.
In coltura fuori suolo per avere una crescita ed una produzione ottimale delle piante, occorre un’alimentazione corretta ed equilibrata in elementi nutritivi. E’ fondamentale l’analisi dell’acqua per determinare una corretta ed equilibrata concimazione. I fertilizzanti minerali contenenti calcio e ferro in soluzione concentrata precipitano alla presenza di fosfati e solfati, quindi è importante non mescolare questi elementi ricorrendo a due vasche separate A e B. Mentre in una terza vasca C sarà collocato l’acido nitrico.
La coltivazione in fuori suolo utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant. La quantità di azoto ammoniacale è molto bassa o assente. La conducibilità elettrica deve essere bassa, 1,2/1,3 mS/cm dalla 2a/5a settimana fino alla prima fioritura; 1,5mS/cm dalla fioritura all’allegagione; 1.2/1,5 mS/cm dopo l’allegagione. Essa può aumentare durante la fase d’ingrossamento dei frutti e raccolta, in modo di mantenere nel substrato radicale di coltivazione una conducibilità della soluzione vicina a 1,8-2,0 mS/cm.
Per le colture in fuori suolo, la concimazione carbonica con CO2 può essere interessante per migliorare la coltivazione e la produzione. (vedi: Concimazione carbonica)
L’irrigazione: in considerazione del fatto che la fragola ha un apparato radicale superficiale, ha un’intensa attività respiratoria e delle elevate produzioni, si rendono necessarie frequenti irrigazioni. Senza irrigazione non è possibile coltivare economicamente la fragola. Le insufficienti condizioni di umidità interferiscono anche sulla nutrizione della pianta, riducendo l’assorbimento del fosforo e del potassio. Il volume irriguo stagionale in serra varia moltissimo, si aggira fra 4.000 e 6.000 mc d’acqua per ettaro.
La coltivazione della fragola in Italia, pur se in costante diminuzione nelle superfici e nelle produzioni (vedi dati Istat), continua a costituire un’importante fonte di reddito per molte realtà agricole. In molti casi è coltivata in monocoltura, a causa della carenza di superfici idonee alla coltivazione e la difficile reperibilità e/o l’elevato costo dei terreni in affitto. Ciò determina l’aumento del potenziale di inoculo nel terreno da parte di patogeni dell’apparato radicale e del colletto e la presenza di erbe infestanti difficilmente controllabili.
Per risolvere questi inconvenienti finora si è fatto ricorso quasi esclusivamente all’impiego del bromuro di metile (CH3Br) per la fumigazione dei terreni prima dell’impianto. La messa al bando di questo fumigante, in quanto considerato dannoso allo strato di ozono stratosferico, ha stimolato la ricerca di tecniche alternative in grado di permettere il raggiungimento di soluzioni a breve e lungo termine, che si possono riassumere nei seguenti punti:
tecniche di natura chimica (utilizzo di nuovi fumiganti)
tecniche di natura fisica (solarizzazione, sterilizzazione a vapore)
tecniche agronomiche e biologiche (sovesci di piante biocide, varietà resistenti o tolleranti ai patogeni del terreno).
Tecniche di natura chimica.
Attualmente non esiste in commercio un principio attivo caratterizzato da ampio spettro d’azione (fungicida, nematocida, insetticida ed erbicida) paragonabile al bromuro di metile. Alcuni prodotti di vecchia conoscenza ritornano oggi alla ribalta proprio a causa delle limitazioni imposte al bromuro di metile.
1,3 dicloropropene (1,3D).
È un nematocida che gode di un rinnovato interesse, grazie alla registrazione di nuovi formulati in grado di essere distribuiti, oltre che per iniezione diretta nel terreno, anche mediante l’utilizzo degli impianti di irrigazione a goccia. Si tratta di una metodologia di fumigazione già da tempo adottata negli Stati Uniti e chiamata dagli addetti ai lavori drip fumigation.
Cloropricrina.
Veniva utilizzata da tempo in miscela col bromuro di metile, a dosi minime (2%). Presenta una elevata efficacia come fungicida su fragola, per il controllo di Verticilium dahlie, Phytophthora fragariae e P. cactorum, con un’azione simile anche sulle popolazioni di nematodi.
Esistono oggi sul mercato formulazioni in grado di essere distribuite sia per iniezione nel terreno, che per irrigazione, modalità quest’ultima che permette anche la distribuzione del prodotto in ambiente protetto (serra), riducendo le emissioni di fumigante che provoca fastidiose lacrimazioni a chi si trova nelle vicinanze. Anche per la cloropricrina la distribuzione sotto film plastico VIF permette di ottenere una maggior efficacia nel trattamento, con riduzione delle dosi di impiego limitando le emissioni nell’ambiente esterno.
L’utilizzo in Italia della cloropricrina ha aperto la strada all’impiego delle miscele fra questo fumigante e l’1,3 D, con l’attesa di risolvere in contemporanea le problematiche causate da nematodi e funghi presenti nei terreni di coltivazione. Vi sono esempi di formulati commerciali con miscele dei due principi attivi registrati e ampiamente utilizzati in altri Paesi come la Spagna e gli Stati Uniti.
Tecniche di natura fisica.
Solarizzazione.
Questa tecnica è già utilizzata negli ambienti mediterranei, come sostitutiva della fumigazione del terreno con sostanze chimiche. Spesso viene integrata con l’interramento di materiale organico (sostanza organica, piante biocide) la cui decomposizione comporta l’emissione di sostanze volatili che favoriscono il processo di fungistasi o sono direttamente letali per i parassiti (biofumigazione).
La copertura del terreno con film particolari, caratterizzati da elevati rendimenti termici, consente di raggiungere temperature più elevate e per periodi più lunghi rispetto ai film tradizionali di polietilene trasparente.
Inoltre, per massimizzare l’efficacia del trattamento è bene effettuare la solarizzazione su terreno già baulato e pacciamato con film plastico in grado di resistere all’intero ciclo di coltivazione della fragola. Questo permette un maggior controllo dei patogeni e delle erbe infestanti e un risparmio di mano d’opera, in quanto il trapianto delle piantine viene effettuato forando lo stesso film; si evita anche il rimescolamento del terreno con parti non trattate, riducendo la possibilità di attacchi di patogeni radicali.
Uso del vapore.
Questa tecnica prevede il trattamento del terreno con vapore. Il terreno viene ricoperto da un film plastico di polietilene e all’interno viene iniettato il vapore. L’effetto del vapore nel suolo si esplica contro la totalità dei patogeni terricoli e delle erbe infestanti. Il trattamento risulta di buona efficacia solo se si raggiungono temperature di 60-80°C nel terreno per almeno 20-30 minuti. Generalmente lo strato di terreno che si riesce a trattare è di circa 20-25 centimetri. Per raggiungere profondità superiori occorre allungare i tempi del trattamento. Le superfici trattate variano a seconda della capacità della caldaia impiegata.
La scarsa diffusione di questa tecnica è legata principalmente al costo elevato del trattamento (a causa del notevole consumo di combustibile) e all’applicazione, che risulta di non facile attuazione su vaste superfici.
Tecniche agronomiche.
Apporto di sostanza organica.
La sostanza organica svolge un ruolo molto importante nel terreno e il suo impoverimento determina una riduzione dell’attività biologica. La costante presenza di un elevato tenore di sostanza organica consente di mantenere un’elevata attività biologica e condizioni di “repressività” nei confronti dei patogeni dell’apparato radicale.
Va inoltre evidenziato che un elevato processo umificatorio, tipico dei terreni ricchi di sostanza organica, consente anche la rapida decomposizione dei residui della coltura precedente, che nel caso della fragola in monocoltura, determina la liberazione di metabolismi tossici responsabili di distrofie radicali (fenomeni di stanchezza del terreno).
Piante biocide.
L’utilizzo di colture da sovescio, in particolare crucifere, consente oltre all’apporto di sostanza organica “fresca” anche un effetto fumigante. Vengono chiamate “biocide”, perchè sono in grado di liberare, dopo la loro trinciatura, composti di degradazione dei glucosinolati, caratterizzati da un’elevata capacità biologica nei confronti di batteri, funghi, nematodi, insetti terricoli ed erbe infestanti. Inoltre, il sovescio che viene effettuato con queste piante consente di ammendare il terreno, considerate le elevate quantità di sostanza organica verde prodotta (fino a 1.000 tonnellate/ettaro di sostanza fresca).
Recenti studi hanno evidenziato come l’effetto biocida aumenti se dopo la trinciatura e l’interramento (che avviene nella fase di piena fioritura delle piante) viene eseguita tempestivamente la copertura del terreno con film plastici. Questa operazione impedisce alla frazione volatile dei composti che si liberano di disperdersi nell’aria. Se la presenza del film plastico viene prolungata fino ai mesi estivi consente anche la solarizzazione del terreno. In questo caso è di fondamentale importanza baulare il terreno prima della stesura del film plastico.
Colture fuori suolo.
Questa tecnica, che prevede la coltivazione delle piante in sacchi o vasi contenenti miscele di substrati ed altre tipologie di inerti, permette di superare le problematiche legate alla stanchezza del terreno tipiche delle colture in suolo, fino ad ora risolte dalla fumigazione dei terreni con bromuro di metile.
La diffusione di tale pratica colturale è ancora piuttosto limitata, grazie agli elevati costi di produzione, che giustificano la coltura solo di prodotti “fuori stagione”, generalmente ben remunerati dal mercato.
Anche la tipologia di distribuzione della soluzione nutritiva “a ciclo aperto”, attualmente utilizzata, crea non pochi problemi di ordine ambientale, in quanto una parte della soluzione non assorbita dalle piante, e ricca di elementi nutritivi, finisce nel suolo, con rischi di inquinamento ed eutrofizzazione delle acque.
Le proposte dei vivaisti.
Le aziende vivaistiche propongono l’utilizzo di diversi tipi di piante – frigoconservate e piante fresche “cime radicate” – che sono oggetto da diversi anni di sperimentazioni nei diversi areali di coltivazione della fragola.
I risultati finora ottenuti hanno messo in luce la grande adattabilità delle piante fresche “cime radicate”, coltivate su terreno non fumigato, con comportamenti produttivi simili o superiori a quelle su terreno fumigato con bromuro di metile.
Le cime radicate hanno evidenziato una maggior capacità di tollerare i patogeni dell’apparato radicale grazie alla maggior “giovinezza” dei tessuti, dato dai tempi molto brevi (circa 25-30 giorni) nei quali si ottiene questa pianta partendo da uno stolone.