La coltivazione del pomodoro in Italia ha un’estensione totale di circa 130.000 ettari. Di questi circa 100.000 ettari sono coltivati come pomodoro da industria, destinato alla trasformazione industriale.
Oltre ai prodotti classici della trasformazione, il concentrato ed il pelato (90% del totale), l’industria conserviera produce anche polpa triturato, succhi, cubettato, passata.
Generalità
Il pomodoro è reputato come una pianta che può essere coltivata in quasi tutti i tipi di terreno,anche se ha un apparato radicale sensibile all’asfissia e teme la siccità. Le irrigazioni gestite male possono provocare la necrosi apicale nei frutti “BER” (Blosson End Rot).
Una carenza regolare di acqua diminuisce il calibro dei frutti. Si raccomandano delle irrigazioni frequenti e leggere.
I limiti termici della coltura sono: 2 C° minima letale; 8-10 C° minima biologica; 13-16 C° temperatura ottimale notturna; 22-26 C° temperatura ottimale diurna; La temperatura massima biologica, oltre il quale si ha l’arresto della vegetazione, è di 35 C°.
La temperatura del terreno, gioca un ruolo importante e, per permettere una crescita ed un assorbimento regolare degli elementi nutritivi, essa deve avere un valore minimo superiore a 15 C°.
L’apparato radicale è efficiente fino ai primi 30-40 cm. In terreni profondi possiamo trovare delle radici anche fino ad 1 metro di profondità.
Il pomodoro è una specie molto tollerante al pH, pertanto i migliori rendimenti si situano attorno un valore di pH tra 6.0 e 7.0.
Ha una buona tolleranza alla salinità, comunque è classificato tra le specie che non gradiscono i fertilizzanti contenenti cloro.
Il pomodoro è sensibile alle carenze in magnesio, molto sensibile alle carenza di molibdeno e mediamente sensibile alle carenze in ferro, boro, zinco e manganese.
In questa pagina prenderemo in considerazione solo il pomodoro destinato alla trasformazione industriale, per la coltivazione casalinga è possibile vedere questa guida su come coltivare i pomodori su Coltivazione.net.
Le varietà da industria sono diverse da quelle per il consumo fresco, i requisiti oltre a quelli generali, come l’alta produttività e la resistenza alle malattie, sono quelli qualitativi, come:
a) consistenza della polpa;
b) residuo ottico elevato;
c) taglia ridotta;
d) maturazione concentrata in un arco breve di tempo;
e) resistenza alla sovramaturazione;
f) facilità del distacco del frutto;
g) resistenze ad alcune fisiopatie specifiche come la spaccatura del frutto, il colpo di sole, il marciume apicale, ecc..
La meccanizzazione della raccolta è attualmente applicata ovunque, per cui alle moderne varietà di pomodoro da industria si richiede anche di essere idonee alla raccolta meccanica.
Asporti e fabbisogno di nutrienti
La tabella degli asporti riportati di seguito riguarda diversi autori.
I valori delle asportazioni variano secondo il tipo di coltura ed i rendimenti.
I valori delle asportazioni dipendono anche dalla dotazione del terreno; le asportazioni per certi elementi sono di lusso, come per es. per il potassio.
La produzione di pomodoro è molto variabile, si possono raggiungere punte di oltre 100 tonn/ha, come si possono avere rese bassissime in coltura asciutta. La media oscilla tra i 70-80 t/ha.
Ruolo e apporto dei nutrienti
L’apporto di sostanza organica sia sottoforma di letame che di altro materiale organico è necessaria al fine di un buon esito della coltura.
In ordine decrescente di fabbisogno, abbiamo il potassio, l’azoto, il fosforo ed il calcio.
La produzione di materia secca è ridotta agli inizi della coltivazione, si riportano esperienze sperimentali internazionali, dove si è visto che su una durata vegetativa in serra di 7 mesi, al 3° mese di coltivazione, la pianta non ha sintetizzato che il 10% della materia secca finale.
Possiamo quindi suddividere la coltura del pomodoro in quattro fasi colturali, prendendo come esempio una coltura sotto serra:
1) dal trapianto all’allegagione del primo palco (circa 4 settimane)
2) dall’inizio allegagione del primo palco alla formazione dell’ultimo palco ( in questo caso la coltura è stata portata a 13 palchi in circa 9 settimane), i frutti del primo palco sono stati raccolti.
3) Dalla formazione dell’ultimo palco all’85% del raccolto, (circa 5 settimane).
4) Fine della coltura, il 90 % del raccolto è stato effettuato, (circa 2 settimane).
Azoto
L’azoto è l’elemento da trattare con maggiore attenzione, giacché un eccesso può provocare un’elevata vigoria, con conseguente scalarità di maturazione e maggior suscettibilità ad attacchi fungini.
L’assorbimento dell’azoto aumenta progressivamente per diventare rilevante durante il periodo di produzione dei frutti.
La carenza in azoto si manifesta con una colorazione verde chiaro delle foglie ed una riduzione della crescita.
L’eccesso può provocare una vegetazione eccessiva ed un ritardo nella produzione, e secondo il periodo in cui l’eccesso si manifesta, si possono avere la formazione di frutti cavi all’interno.
La combinazione di un eccesso di azoto e di un apporto scarso in fosforo e potassio può favorire dei difetti di colorazione. Quando le quantità sono effettivamente troppo elevate, si può avere un effetto depressivo generale.
Sul terreno, il pomodoro non sembra avere particolari preferenze tra le forme nitriche ed ammoniacali.
Fosforo
Il fosforo è un elemento che interviene nella crescita delle radici, nella fioritura, nella fecondazione e nella maturazione. I frutti contengono più del 75% delle asportazioni totali.
Esso ha un azione sulla precocità, infatti si è constatato che l’impiego del fosforo determina un apparato radicale ben formato e migliora la precocità.
Le carenze si manifestano con dei sintomi classici, fusto e parte inferiore delle foglie prendono una colorazione violacea.
Le carenze possono essere dovute a:
Mancanza di fosforo nel terreno
Attacco parassitario alle radici (nematodi)
Temperatura del terreno troppo bassa
Scarsa luminosità
Potassio
Secondo diversi autori, il potassio ha un azione sulla qualità (gusto e colore) così come sulla resistenza alle malattie.
Come per il fosforo, il potassio favorisce la radicazione.
Le carenze si manifestano con una colorazione chiara del fogliame, in seguito appaiono delle macchie decolorate, che necrotizzano. Una carenza di potassio favorisce i difetti di decolorazione sui frutti.
Un eccesso di potassio induce carenze magnesiache.
Il pomodoro preferisce fertilizzanti esenti da cloro, nel caso di utilizzo di cloruro di potassio in pieno campo, esso dovrà essere incorporato nel terreno in autunno, alfine di permettere una lisciviazione del cloro.
Magnesio
Il fabbisogno di magnesio varia secondo la produzione e le tecniche di coltivazione. Una corretta alimentazione magnesiaca eviterà in parte i problemi di fermezza e consistenza della polpa dei frutti.
Le carenze si manifestano con un ispessimento ed una clorosi internervale delle foglie.
Le principali cause di carenze magnesiache dipendono da:
Carenza dell’elemento nel terreno.
Mancato assorbimento causato da un eccesso di potassio.
Asfissia radicale.
Assenza d’acqua.
Calcio
Il calcio gioca un ruolo importante per il pomodoro. Una cattiva assimilazione di quest’elemento, dovuto generalmente ad una cattiva gestione dell’irrigazione, provoca la “necrosi o marciume apicale BLOSSON END ROT”.
Zolfo
Questo elemento è infatti indispensabile alla crescita del pomodoro ed alla formazione e maturazione dei frutti. Da parte di studi olandesi è stato dimostrato che il pomodoro avrebbe un elevato fabbisogno in solfati e che si possono manifestare delle carenze in assenza di fertilizzanti contenenti solfati.
L’apporto degli elementi nutritivi, in particolare dei microelementi, dovrà variare in funzione delle condizioni climatiche dell’areale di coltivazione, del tipo di terreno e del grado di fertilità dello stesso. Questi valori possono essere approfonditi eseguendo apposite analisi chimiche.
Produzione di piantine in vivaio
Le piantine preparate in vivaio per il trapianto debbono avere una corretta alimentazione, come indicato di seguito:
Evitare gli eccessi di azoto che possono far filare la piantina.
L’assorbimento del fosforo è inibito dalle basse temperature e dalla scarsa luminosità, ciò si manifesta con una forte pigmentazione violacea.
Un elevata alimentazione in potassio compensa in parte la carenza in luminosità.
In pratica si consiglia quanto segue:
Prima del trapianto:
Se la semina viene fatta su un substrato povero in elementi nutritivi, come la vermiculite, bisogna cominciare la fertirrigazione molto presto appena dopo la germinazione, utilizzando una soluzione nutritiva contenente da 1 a 2 gr/litro di un fertilizzante ricco in fosforo (Fosforo monoammonico o un NPK completo).
La concimazione di fondo deve comprendere il fosforo ed il potassio. L’azoto è opportuno distribuirlo in parte prima del trapianto, impiegando forme di azoto ad azione prolungata (ammoniacale o a lenta cessione), soprattutto nei terreni leggeri, e la restante parte in copertura.
Dopo il trapianto:
Risulta essere preferibile che il trapianto avvenga in un terreno già fertilizzato, se ciò non è possibile, possiamo utilizzare una soluzione nutritiva con 1,5-2 gr/litro di fertilizzante e operare come segue: Umidificare il substrato con una soluzione nutritiva prima del trapianto ed in seguito irrigare con la soluzione preparata. Per preparare la soluzione possiamo scegliere un fertilizzante NPK completo con un rapporto vicino ad 1-1-2.
Se il trapianto è fatto in un terreno ben arricchito, si cominceranno le fertirrigazioni a partire dalla terza foglia.
La concimazione in copertura apporterà la restante parte di azoto, in funzione dello sviluppo della coltura, dell’andamento stagionale e della tecnica di applicazione, impiegando fertilizzanti ad azione rapida, come il nitrato di calcio, il nitrato ammonico ed il nitrato di potassio.
Il pomodoro è caratterizzato da un andamento quasi parallelo nell’assorbimento dell’azoto e del potassio con un picco di assorbimento che si colloca normalmente tra la quinta e la nona settimana dal trapianto in corrispondenza con la fase di rapido sviluppo vegetativo ed inizi della fioritura.
Se si dispone di un impianto di microirrigazione, come ormai è la norma, si può applicare la fertirrigazione. In questo modo è possibile distribuire gradualmente i fertilizzanti man mano che le piante ne hanno bisogno, potendo automatizzare l’operazione e semplificando il lavoro.
Irrigazione: il pomodoro è una pianta con elevate esigenze idriche, in particolar modo durante la fase d’ingrossamento dei frutti.
In una situazione di stress idrico i frutti sono più soggetti alla necrosi apicale BER.
E’ difficile quantificare con precisione i fabbisogni idrici del pomodoro, giacché la produzione dei frutti è molto varia.
I fabbisogni idrici possono variare in funzione degli areali di coltivazione, dell’epoca d’impianto, e della precocità della coltura. In linea di massima sono necessari interventi ravvicinati, almeno a cadenza settimanale, con volumi di adacquamento che si aggirano attorno a 300-450 m3/ha/settimana.
La prima irrigazione dovrebbe essere effettuata quando il contenuto idrico residuo nei primi 50 cm di terreno, misurato mediante tensiometri, o stimato mediante un bilancio idrico, è circa del 60%.
Bisogna considerare che tra gli aspetti più trascurati nella gestione dell’irrigazione figura senza dubbio la progettazione dell’impianto irriguo e fertirriguo. L’adozione di materiali non idonei può rendere pressoché nulla l’efficacia dell’intervento di fertirrigazione o causare notevoli danni alla coltura od all’ambiente.
La manichetta forata tradizionale, ad esempio, a causa della nota disomogeneità di distribuzione dell’acqua non si presta ad essere usata efficacemente per la fertirrigazione. La tecnica ora mette a disposizione delle nuove ale gocciolanti cosiddette “autocompensante” che permettono una regolare distribuzione dell’acqua dai gocciolatoi, anche in condizioni di lunghezze notevoli o di terreni in pendenza.
La pianta del pomodoro può considerarsi mediamente tollerante alla salinità, per cui possono essere utilizzate acque con un modesto contenuto salino, 1-1,5 per mille.