I tulipani sono i; simbolo dei Paesi Bassi, lo sanno tutti. Solo pochi sanno però che il maggiore esportatore di tulipani dopo l’Olanda è la Colombia. E ancor meno persone conoscono le condizioni di coltivazione che si riscontrano nei paesi in via di sviluppo che rientrano nel business dei fiori. Dagli anni sessanta le serre sull’altipiano che circonda la capitale colombiana sono cresciute a vista d’occhio. Per ogni ettaro vengono utilizzati circa 200 chilogrammi di pesticidi, un quantitativo di gran lunga superiore ai limiti fissati per le nostre coltivazioni. Perfino i pesticidi come il DDT, banditi in tutto il mondo, in Colombia vengono ancora impiegati. L’industria dei fiori prosciuga tre quarti delle scorte d’acqua nella cerchia di Bogotà, tanto che il livello della falda freatica si è abbassato di ben 60 metri. Turni di lavoro massacranti, compensi insufficienti e impiego costante di sostanze tossiche sono tutti fattori che aumentano la percentuale delle lavoratrici che a soli 35 anni sono già invalide. Nonostante queste siano pratiche illegali, lo stato colombiano tende a chiudere un occhio.
Una situazione del tutto analoga, se non peggiore, è quella di Zambia e Tanzania.
Dal 1991 l’organizzazione internazionale FIAN (FoodFirst Information and Action Network) lotta insieme a Brot fúr die Welt, Terre des hommes e altre organizzazioni internazionali per migliori standard ambientali e sociali nei paesi esportatori di fiori. Nel 1997 la catena di supermercati svizzera Migros ha importato le prime “rose equosolidali” dallo Zimbabwe, e nell’ottobre 2003 a un’azienda colombiana è stato attribuito per la prima volta il marchio di qualità FLP (Flower Label Program).
Consigli
Se volete dirlo con i fiori, accertatevi di non andare ad acquistare un mazzo di “fiori del male”. Il marchio di qualità FLP viene attribuito alle coltivazioni che rivelano un tipo di produzione sostenibile a livello sociale e ambientale, garantendo, tra l’altro, livelli di retribuzione accettabili per i lavoratori, un impiego minimo di pesticidi, fertilizzanti e altre sostanze chimiche, nonché il divieto del lavoro minorile. Attualmente 60 piantagioni in sei paesi operano secondo questi criteri.
Una buona alternativa sono i vivai biologici. Qui il lavoro dei pesticidi viene delegato agli insetti utili, la torba viene evitata il più possibile e si risparmia energia coltivando specie vegetali non particolarmente esigenti in fatto di temperatura. Distribuire in modo oculato la coltivazione dei vari tipi di piante garantisce forniture di fiori recisi da fine aprile fino ai primi di novembre.
Potete acquistare fiori biologici direttamente nei vivai o ai mercati settimanali, come anche ordinarli per corrispondenza.
Evitate la pellicola di plastica trasparente per avvolgere i vostri fiori. L’involucro, che a voi servirà solo per pochi istanti, graverà a lungo sull’ambiente. Fate avvolgere i vostri fiori nella carta.
In conclusione
I fiori da coltivazione ecologica, o perlomeno equosolidale, non si trovano ancora in tutti i negozi, ma vale la pena effettuare qualche ricerca: così facendo potrete mettere nel vaso un mazzo con il marchio FLP senza rimorsi di coscienza, e senza il timore di inalare qualche sostanza tossica ogni volta che vi avvicinate ai vostri fiori per sentirne il profumo.