In Italia, la coltivazione del melone ha un’estensione di circa 18.000 ettari in pieno campo, e di circa 2.200 ettari in serra.
Generalità
Per ottenere una produzione di qualità ed evitare gli squilibri fisiologici alle foglie e ai frutti, è necessario assicurare un buon approvvigionamento in acqua ed elementi nutritivi. Dapprima bisogna favorire un buon affrancamento profondo delle radici dopo il trapianto.
Il melone esige un terreno profondo, ben drenato e strutturato, ricco di sostanza organica ben decomposta, e ben esposto al sole. Tollera bene i terreni calcare ma non si adatta in quelli acidi, il valore di pH ottimale del terreno si trova tra 6,0-7,5.
Il melone tollera abbastanza bene la salinità, è sensibile alle carenze in magnesio e in microelementi in particolare il manganese, il ferro ed il molibdeno. Ci si potrebbe domandare, visto la scarsa letteratura sull’argomento, se il melone non sia sensibile anche alle carenze in boro, e ciò potrebbe spiegare le forti percentuali di spaccature dei frutti che si hanno in anni siccitosi.
Asporti e fabbisogno di nutrienti
I valori degli asporti sono molto variabili in relazione alle differenti cultivar, alle rese produttive ed alle differenti tecniche ed areali di coltivazione.
In tabella riportiamo una sintesi degli asporti principali in relazione alla produzione t/ha.
Di seguito viene riportata una tabella degli asporti suddivisi per le principali fasi di sviluppo di una coltura in serra, per una durata del ciclo (dal trapianto alla prima raccolta) di 70 giorni, alimentata per fertirrigazione.
Durante gli ultimi 14 gironi che precedono la raccolta, notiamo che l’alimentazione azotata e fosfatica si dimostra importante, il potassio dimostra un assorbimento più rallentato. Per il potassio, il massimo assorbimento è situato tra il 45° ed il 65° giorno dopo il trapianto della coltura.
Ruolo e apporto dei nutrienti
Sulla crescita
Una deficienza in azoto fa calare la crescita del 25% anche se gli altro elementi si trovano in quantità sufficiente. Una deficienza di fosforo, anche se l’apporto azotato è elevato, ha una caduta della crescita del 40-45%, in particolare si ha una diminuzione del numero di foglie e una riduzione della loro superficie.
Una forte deficienza di magnesio determina dopo due mesi un arresto della crescita della pianta con la comparsa di necrosi sulle foglie.
Sulla fioritura e sull’allegagione
Una cattiva nutrizione azotata riduce del 35% i fiori maschili e del 55% i fiori ermafroditi. La carenza in fosforo, in presenza di un apporto azotato elevato può dare una riduzione anche del 70% del potenziale di fioritura della pianta.
L’azione del potassio e del magnesio sono meno importanti. A volte una carenza di potassio diminuisce la quantità dei fiori ermafroditi.
Azoto e magnesio, quando si trovano a livelli veramente bassi, diminuiscano considerevolmente l’allegagione dei fiori. Nel caso di un elevata quantità di azoto, un deficit in fosforo presenta le condizioni meno favorevoli per l’allegagione e l’ingrossamento dei frutti.
Sulla qualità
Il potassio considerato come l’elemento principe legato alla formazione e traslocazione degli zuccheri, ed a questo titolo accresce la qualità dei frutti.
Come dimostrato da diverse prove, il potassio, durante le annate umide diminuisce il rischio di spaccatura dei frutti ed accresce il loro peso.
Azoto
Carenze di questo elemento determinano un ingiallimento diffuso dei lembi e delle nervature fogliari. I frutti sono di taglia ridotta, di forma allungata e prendono un colore molto chiaro, con la polpa molto chiara ed insipida.
Trattamenti fogliari con urea, 600 gr/100 litri d’acqua, è un ottimo rimedio, ma l’apporto al suolo di 100 unità/ha resta la soluzione migliore.
Fosforo
I principali sintomi di carenze in fosforo si manifestano con un nanismo generalizzato della pianta ed un raccorciamento degli internodi.
Le piante assumono una colorazione rossastra; sulle foglie più vecchie appaiono dei puntini internervali di colore marrone che si allargano poi in zone marroni necrotizzanti. I frutti sono di taglia ridotta, e la polpa assume un colore rossastro scuro.
Potassio
Necrosi brune ai margini delle foglie che iniziano sulle foglie più giovani, sono i primi sintomi di una carenza in potassio. Le foglie all’estremità delle piante assumono un aspetto ad ombrello. La polpa dei frutti diventa granulosa ed amara.
Calcio
I sintomi di carenza in calcio si manifestano con un disseccamento dei germogli terminali della pianta che si ferma di crescere.
Applicazioni fogliari di prodotti a base di calcio danno buoni risultati.
Magnesio
Le carenze di magnesio si manifestano con una clorosi delle foglie dopo il trapianto ed in corso di vegetazione. A volte, alcune manifestazioni di diffusa defogliazione sono state legate a carenze di magnesio nel terreno.
Applicazioni fogliari di prodotti a base di magnesio, come il solfato di magnesio, sono un rimedio efficiente. L’apporto al terreno di 200-400 kg/ha di solfato di magnesio in uno o più applicazioni, o con un apporto frazionato continuo in fertirrigazione, restano le soluzioni migliori.
Ferro
La carenza in ferro si manifesta con una decolorazione internervale delle foglie. La ritroviamo soprattutto nei terreni ricchi in calcare attivo o in terreni acidi aventi un eccesso di metalli pesanti.
Ottimi rimedi sono gli apporti di chelati di ferro al terreno. Le applicazioni fogliari sono un’altra possibilità ma restano meno efficaci delle applicazioni al terreno, soprattutto se l’elemento ferro è apportato in equilibrio con gli altri elementi nutritivi in fertirrigazione.
Boro
In terreni poveri in boro, apportare boro con applicazioni fogliari migliora la qualità dei frutti (Stark e Mattew, 1958).
Tecnica di coltivazione
Coltura in pieno campo: (Le indicazioni riportate di seguito si considerano per un terreno normalmente dotato).
L’apporto di sostanza organica è sempre utile sia per la coltivazione in pieno campo che in serra. L’azoto è l’elemento da trattare con maggiore attenzione, in particolare per gli eccessi. Il potassio è ritenuto un elemento valido per i benefici generali sulla qualità dei frutti.
In coltura irrigata, gli elementi fertilizzanti vengono maggiormente frazionati rispetto la coltura non irrigata. Gli apporti in copertura più importanti si fanno dopo l’allegagione, soprattutto per l’azoto.
La distribuzione localizzata dei fertilizzanti è particolarmente efficace nei terreni che immobilizzano il fosforo ed il potassio. Si possono distribuire fertilizzanti idrosolubili in fertirrigazione. E’ ritenuta la tecnica migliore per localizzare e frazionare gli elementi nutritivi.
Nella coltivazione in pieno campo rientra anche la coltivazione sotto piccoli tunnel. Gli apporti si praticano come per la coltura in pieno campo, ma maggiormente frazionati in fertirrigazione, utilizzando unicamente dei fertilizzanti solubili di elevata purezza ed esenti da cloro e sodio.
Durante il periodo che la coltura rimane coperta, l’intensa insolazione potrebbe far salire pericolosamente la temperatura, per cui è necessario arieggiare aprendo il tunnel.
Coltura in ambiente protetto: (Le indicazioni riportate di seguito si considerano per un terreno normalmente dotato).
Distinguiamo le colture su terreno, riscaldate e non, da quelle invece coltivate in fuori suolo su substrato, riscaldate.
Si utilizzano normalmente tunnel medio-grandi o grandi. Cambia a secondo della regione di coltivazione.
Per la fertilizzazione, dobbiamo considerare che la coltura protetta richiede un quantitativo più elevato.
Gli apporti si fanno generalmente in fertirrigazione. Si apporta una concimazione organica di fondo, allo scopo di mantenere una buona struttura e fertilità del terreno. Si apporta quasi tutto il fabbisogno nutritivo in fertirrigazione in funzione dell’ETP, ad iniziare dalla fecondazione dei fiori.
Per apportare azoto, fosforo e potassio si possono utilizzare fertilizzanti semplici puri o NPK idrosolubili completi di microelementi.
In fuori suolo, su lana di roccia o substrato inerte, si utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant. Dal trapianto alla ripresa, la soluzione deve essere poco concentrata, valori di EC pari a 1,0-1,5 mS/cm. In seguito possiamo aumentare la concentrazione, soprattutto in inverno con i giorni corti, arrivando a superare una EC di 2,0-2,2 mS/cm.
L’irrigazione è uno degli strumenti essenziali per ottenere una produzione abbondante e di buona qualità. Si è accertato che il melone ha delle sigenze idriche elevate in concomitanza con la formazione dei fiori e lo sviluppo dei frutti, in prossimità della maturazione le disponibilità idriche dovrebbero essere diminuite.
Infatti all’approssimarsi della raccolta, è bene sospendere l’irrigazione per evitare la spaccatura dei frutti ed il deprezzamento qualitativo della polpa.
Il melone si avvantaggia dell’irrigazione localizzata e della fertirrigazione. In generale, nelle zone dove non piove durante il ciclo colturale, occorre un volume stagionale di 3.000-4.000 mc/ha. In serra si arriva anche a 4.000-5000 mc/ha.